Indipendenza, centralità della persona umana, comprensione profonda dei valori della cultura, progresso tecnologico e scienza come strumenti per progettare e regolare, “a misura d’uomo”, le istituzioni democratiche e il mondo produttivo: nell’adesione ai principi olivettiani si qualifica l’attività delle nuove Edizioni di Comunità. Nella loro attualità vive la convinzione che la fortuna di Adriano Olivetti come modello di sostenibilità è oggi vicina.
Il valore di alcuni aspetti allora non completamente espressi, ma tutt’oggi validi, l’esempio metodologico ed etico che quella storia rappresenta e la rilevanza progettuale racchiusa nei suoi scritti, fanno di Adriano Olivetti un autore dalla voce unica e, allo stesso tempo, universale.
Le sue parole sono quelle che più ci danno speranza, nel momento in cui il nostro tempo ci mette davanti alle nostre responsabilità senza più offrirci la possibilità di girare la testa.
Adriano Olivetti ha svolto un ruolo fondamentale nell’editoria italiana del dopoguerra. Oltre tutte le pubblicazioni avviate all’interno della fabbrica di Ivrea e la partecipazione alla fondazione del settimanale «L’Espresso», sono innumerevoli le iniziative cui Olivetti prese parte e che sostenne, in modi diversi e senza mai imporre nulla. Tra queste ne ricordiamo solo alcune: «L’Italia socialista», «I Quaderni di Sociologia», «Nuova Repubblica», «Nuovi Argomenti», «Casabella», «Europa Federata», «Nord-Sud», «Comuni d’Europa».
È soprattutto, però, con la fondazione delle Edizioni di Comunità che Adriano Olivetti impresse un’orma profondissima nella cultura italiana del dopoguerra. A partire dal 1946, anno in cui furono costituite, le Edizioni di Comunità hanno pubblicato autori come Weil, Kierkegaard, Schweitzer, Neutra, Claudel, Maritain, Buber, Berdiaev, Eliot, Galbraith, Schumpeter, Mumford, solo per citarne alcuni, e riviste che hanno segnato, per i contenuti e per la grafica, un’epoca. Tra queste, «Comunità», «Rivista di Filosofia», «Tecnica e organizzazione», «Metron-Architettura», «Zodiac», «Urbanistica».
Come si può intuire dall’accenno fatto su autori e riviste, i temi proposti dalle Edizioni erano autenticamente multidisciplinari, perlopiù marginali o del tutto estranei alla cultura italiana di quel periodo, e rappresentavano la volontà di diffondere un sapere moderno per rispondere alle sfide più pressanti del tempo. Le Edizioni di Comunità non promossero un’ideologia unica e tantomeno pubblicarono indiscriminatamente ogni pensiero, ma concepirono il libro e l’editoria come spazi d’incontro e di precisazione di ideologie complementari, che potessero convivere con il pensiero comunitario olivettiano che i testi pubblicati arricchirono e resero più complesso. Attraverso l’attività della casa editrice Adriano Olivetti mirava, infatti, a diffondere un’avanzata cultura tecnica e a sollecitare riflessioni sui fini spirituali di una società che correva verso una trasformazione radicale e piena d’insidie. Le Edizioni di Comunità rappresentarono, in altre parole, la risposta in termini di proposte culturali e scientifiche, alla domanda olivettiana di come essere tecnicamente progrediti senza per questo essere interiormente imbarbariti, di come coniugare sviluppo e spirito.
La storia che caratterizzò la loro vicenda editoriale indica la precisa volontà, articolata in modo raffinato e mai episodico, di costruire una società dove la cultura sia salvaguardata dal caos economico e dall’irresponsabilità diffusa di una classe dirigente evaporata verso l’alto che spingono verso l’imbarbarimento dello spirito e la stagnazione della conoscenza tecnica. C’è, nell’attività svolta per tanti anni sotto l’egida della campana olivettiana, il lavoro per una cultura libera e viva, tecnicamente progredita e consapevole della propria insopprimibile funzione nella ricerca dei principi spirituali dell’esistenza; una cultura espressione di una vocazione essenziale, antistorica nel ritenere il progresso non una mera questione di moto in avanti, e che riunisca l’uomo alla sua radice spirituale, dove l’utile, come affermava Olivetti, ceda il passo alla verità e alla giustizia.
Alla morte di Adriano Olivetti, nel 1960, le Edizioni di Comunità continuarono la loro attività per molti anni ancora sotto la guida di Renzo Zorzi e di Roberto Olivetti e, successivamente, vennero assorbite dalla Fondazione Adriano Olivetti. Alla fine degli anni Ottanta, dopo che la società Olivetti ne aveva acquisito la titolarità, le Edizioni entrarono a far parte del Gruppo Mondadori.
Nel 2010, grazie a un accordo tra Mondadori e la Fondazione Adriano Olivetti, il marchio delle Edizioni di Comunità è tornato nella disponibilità della Fondazione, ridando in questo modo corpo a un’identità progettuale e simbolica che ha nella campana olivettiana il suo segno distintivo.
Per approfondire la storia delle Edizioni di Comunità, è possibile scaricare gratuitamente il Quaderno 57 della Fondazione Adriano Olivetti.