Descrizione
Le conquiste della tecnica e una certa meccanizzazione dell’esistenza hanno condotto a esaltare la tecnologia come esempio di razionalità perfetta, oggettiva e priva di errore. Ma la ragione della macchina è diversa dalla ragione umana, e pensare che il progresso tecnologico non riguardi anche la sfera spirituale significa aver capito ben poco della ricchezza presente nell’animo di ogni individuo. Soltanto in nome di una ragione liberata da questo equivoco è possibile riappropriarsi della fonte stessa di tale ricchezza: l’amore, l’unico elemento in grado di ricomporre la frattura che ha separato ragione ed emozione e di restituire senso a una tecnologia altrimenti senza scopo e significato. Ed è proprio questa la sfida nella quale, secondo Mumford, si gioca il destino dell’uomo moderno e in definitiva della nostra specie.
“Nessun essere umano può vivere a lungo, in condizioni normali, senza sperimentare un minimo di significato, di valore e di fine, di solidarietà e di affetto. Quando ci sono questi sentimenti si può continuare a vivere persino in un polmone d’acciaio; quando scompaiono il mondo stesso diventa poco meglio che un polmone d’acciaio. Anche i più semplici appetiti materiali esigono infatti l’alimento supplementare dell’amore. Il dominio della macchina ha cercato di negare l’esistenza di questa dimensione spirituale, mentre ciò che rende l’uomo veramente umano è la sua abilità a proiettare se stesso nel mondo attraverso la tecnica e le forme d’arte. Tentare di castrare gli attributi della soggettività equivale a ridurre l’uomo all’impotenza, a farne il trastullo di forze capricciose in un mondo assurdo, a renderlo, in altre parole, una creatura e non un creatore”