Descrizione
In una società che si professa multiculturale e in un mondo socialmente in ebollizione, c’è ancora posto per un ideale di comunità fondato sul principio del rispetto e dell’integrazione? Negli ultimi anni il pensiero non violento è stato svuotato di significato, ridotto a slogan e neutralizzato eleggendolo a pratica nobile ma inefficace, insomma a scelta per deboli e utopisti. Dialogare o perire riafferma invece con forza le radici storiche e ideali molto concrete della non violenza, che richiede a ciascuno il coraggio e la costanza di un impegno consapevole, condizione essenziale per la costruzione di una comunità umana nuova, dove le diverse culture – e le persone che in esse si riconoscono – possano esprimersi pienamente e coesistere. Solo così, solo con il dialogo si può affrontare la disgregazione sociale in atto e aprire la strada a un futuro davvero denso di possibilità e di meraviglie. E non perire.
“Il mio non è un discorso tenero e non ha nessun intento edificante. Io voglio solo ricollegarmi all’esperienza umana, quella vera e non quella ingabbiata negli schemi intellettualistici di credo ideologici, per vedere (o tornare a vedere) le cose come stanno, semplicemente. Perché un discorso mite, accondiscendente, a tratti persino distratto come quello su cui si basa l’osservazione delle società industrialmente progredite, può avere effetti demistificanti da far tremare”.