Le riflessioni contenute in questo libro risalgono a tempi diversi. In primo luogo, riflettono le avide letture dell’adolescenza, in cui l’autore del Capitale poteva ingenuamente venir contrapposto allo studioso dei rapporti fra etica vissuta e comportamento economico. Esso potrebbe con qualche buona ragione considerarsi come la premessa allo studio del capitalismo odierno, in cui la proprietà privata conta sempre meno rispetto alla gestione professionale delle aziende e prende piede un capitalismo proteiforme, in cui primeggia la figura del Chief Executive Officer, di cui ho cercato di tracciare un profilo, com’era inevitabile, in America oggi, (Newton Compton, Roma 2006), indifferente al regime politico e caratterizzato dal “divorzio”, come da taluni è stato definito con fretta forse eccessiva, fra proprietà e gestione.
Per quanto riguarda i lavori di varia natura e su diversi argomenti che sono venuto pubblicando dal 1945 a oggi, mi basterà che, al confronto, questo non sia considerato un peccato di vecchiaia. I peccati di vecchiaia sono più gravi dei peccati di gioventù per la semplice ragione che viene meno il tempo per le necessarie correzioni.